Il personal computer è morto, lunga vita al personal computer
Le vendite continuano a calare anno dopo anno, ma il PC troverà nuova vita in forme innovative.
Dopo la parentesi dovuta al lavoro da casa, che ha portato a un aumento consistente delle vendite tra il 2020 e il 2021, le spedizioni globali di PC sono tornate a calare a partire dal 2022 per arrivare quest’anno a toccare i minimi storici, tanto che il 2023 è stato definito da International Data Corporation (IDC) “l’anno con il maggior declino nelle spedizioni di PC consumer dalla nascita della categoria”. D’altra parte, il calo delle spedizioni (e delle vendite) di personal computer non è una novità, visto che oramai da più di un decennio va delineandosi un trend di vendite decisamente negativo, con il terzo trimestre del 2023 che ha fatto segnare appena 68,2 milioni di unità spedite.
Da anni gli analisti del settore continuano a chiedersi quale possa essere il futuro del personal computer, in particolare alla luce di dati di vendita per nulla incoraggianti. Soprattutto, quello che emerge dai dati è che il declino è strutturale, al di là di congiunture sfavorevoli dovute anche alla situazione economica mondiale, o favorevoli, come quella che IDC ritiene probabile si verifichi a partire dal 2024, quando le imprese inizieranno a rinnovare i parchi macchine in vista della fine del supporto a Windows 10.
Così, per tutto lo scorso decennio molti si sono chiesti, me in primis, se i computer tradizionali avessero fatto il loro tempo e se fosse ora di guardare avanti, verso nuove tecnologie – una domanda lecita, vista anche la contestuale esplosione del mercato di smartphone e tablet in quel periodo. Questo ha fatto pensare a molti che ormai il mondo si stesse muovendo sempre più in fretta verso una direzione “mobile first”, in cui la maggior parte delle persone avrebbe potuto fare a meno di un computer tradizionale. Del resto, se pensiamo a quello che normalmente le persone fanno a casa con i computer, ci rendiamo conto che si tratta principalmente di attività di fruizione di contenuti e di uso da ufficio leggero, per cui un dispositivo mobile è perfettamente adeguato e, anzi, forse persino più flessibile.
Eppure, continuano ad esserci una moltitudine di attività che richiedono tuttora l’utilizzo di un pc tradizionale (laptop o desktop), soprattutto per una questione di multitasking, oltre che per l’assenza su altre piattaforme della maggior parte degli applicativi professionali, dal CAD alla grafica, dal calcolo scientifico all’intelligenza artificiale. Ed è per questo che le vendite di PC, seppur in calo, continuano ad essere consistenti: finché non ci sarà una vera alternativa in grado di soddisfare le esigenze di chi con il desktop ci lavora, difficilmente ci saranno cambiamenti profondi nel mercato e nel rapporto che noi abbiamo con i nostri dispositivi, se si esclude il fatto che il PC sarà sempre più relegato a strumento di lavoro.
C’è però un ulteriore aspetto che mi preme sottolineare, e cioè che ormai anche il mercato degli smartphone è in leggera contrazione, contrazione dovuta all’allungamento del ciclo di vita medio dei dispositivi. Ora, se da una parte è vero che questo allungamento dei cicli di vita è dovuto in parte alle difficili condizioni economiche degli ultimi anni, è anche che vero che il rallentamento dell’innovazione nel settore e la trasformazione del prodotto sempre più in una commodity non hanno fornito molti stimoli ai consumatori affinché sostituissero i loro dispositivi. Ma un rallentamento nell’innovazione ha colpito anche il mercato dei personal computer tradizionali, dove è soprattutto l’aumento prestazionale il fattore che spinge le vendite, un aumento che durante lo scorso decennio è stato alquanto contenuto, almeno se paragonato ai decenni precedenti.
Ma non fraintendetemi: pur a fronte di dati poco incoraggianti, sono estremamente fiducioso nel futuro del computing, che potrebbe trovare nuova linfa vitale grazie a tecnologie innovative.
Per esempio, credo che il ricorso a nuove architetture possa dare nuova vita al computer tradizionale: abbiamo visto tutti l’eccellente lavoro fatto da Apple con il passaggio ad ARM, che ha spinto (almeno in un primo momento) alle stelle le vendite di Mac e ha dato nuovo impulso al mercato creando una maggiore competizione. E ARM sta finalmente diventando un’architettura di prim’ordine anche su Windows e Linux, soprattutto con il recente annuncio da parte di Qualcomm del primo SoC basato sui core Oryon di Nuvia. Ma non c’è solo ARM: con Meteor Lake, Intel sta cercando di dare una svolta alla sua architettura x86, e poi non dobbiamo dimenticarci di RISC-V, l’architettura open source di tipo RISC (Reduced Instruction Set Computer) che promette di diventare la nuova ARM.
Meteor Lake
Ma il computing evolverà anche in nuove forme, a partire da quella del cloud computing e dell’edge computing. Proprio per fronteggiare le difficoltà nell’ottenere consistenti incrementi prestazionali - difficoltà dovute principalmente all’impossibilità di seguire la Legge di Moore verificatesi negli ultimi anni – potrebbe prendere sempre più piede il concetto di collegarsi tramite un thin client a una piattaforma di cloud computing. Non si tratterebbe nemmeno di una novità, dal momento che già oggi molti professionisti sono abituati a svolgere i lavori più impegnativi affittando a ore appositi servizi in cloud; non solo, la stessa Microsoft offre la possibilità agli utenti aziendali di sottoscrivere un piano che preveda la fruibilità di Windows attraverso macchine virtuali in cloud. Ed è proprio Microsoft che offre agli sviluppatori il kit di sviluppo arm “Project Volterra”, che se fosse venduto al pubblico sarebbe un perfetto thin client per il cloud computing.
Project Volterra
E poi il computing potrebbe trovare nuova vita nei visori per la realtà virtuale e aumentata. Mi rendo conto che si tratta di prodotti molto distanti dal concetto classico di PC, tuttavia c’è un aspetto che a mio giudizio non dovrebbe essere trascurato: fino ad oggi tutti i dispositivi che sono venuti dopo il personal computer sono andati a riempire delle nicchie rimaste scoperte, sovrapponendosi in parte al PC tradizionale ma senza mai riuscire a coprire tutte le esigenze dei suoi utilizzatori. Ma un visore, mettendo l’utente davanti a un sistema operativo senza confini spaziali, andrebbe a coprire tutti i possibili scenari di utilizzo di un desktop, oltre a consentirne molti altri. Si tratta di una tecnologia nuova, è vero, ma credo che potrebbe veramente rivelarsi il vero punto di svolta per il computing. È anche una tecnologia il cui principale limite è forse l’impossibilità di inserire in un visore hardware ad elevate prestazioni, a causa dei consumi e del calore. Se da un lato questo problema potrebbe essere risolto collegando il visore a un’unità “compute” esterna, è più realistico pensare che un visore si comporti come un thin client per coprire le esigenze di una elevata potenza computazionale.
Pertanto, sebbene il personal computer come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi sia in crisi, questo non significa che sia in crisi anche il computing nel suo complesso: anzi, i recenti sviluppi tecnologici lasciano pensare che il computing abbia davanti a sé un futuro brillante. I prossimi anni promettono soprese.