Dalla tecnologia alla geopolitica: il nuovo ruolo di Intel nel mondo del silicio
Nonostante le recenti difficoltà finanziarie, Intel resta all’avanguardia dal punto di vista tecnologico con i nodi 18A e 14A, e al tempo stesso sta diventando sempre più un asset strategico per gli Stati Uniti alla luce dell’attuale situazione globale. Ma per andare avanti servono relazioni solide con i partner.
Mancano ormai pochi giorni alla presentazione della famiglia di processori mobile Panther Lake di Intel, e da quanto è emerso nel corso degli ultimi mesi dovremmo trovarci davanti ad un prodotto ben riuscito, in grado di raccogliere dignitosamente l’eredità di Lunar Lake, una delle generazioni più apprezzate di Intel negli ultimi anni, migliorando sensibilmente l’efficienza e le prestazioni in particolare.
Ma Panther Lake sarà un prodotto di rottura non tanto per l’architettura, bensì per il processo produttivo adottato, che sarà il 18A di Intel. Così, per la prima volta dopo molti anni, e dopo aver dovuto addirittura rivolgersi a TSMC per la produzione della attuale generazione, Intel tornerà ad essere all’avanguardia nella fabbricazione dei propri processori, che useranno un nodo interamente progettato e fabbricato in casa, e che sulla carta sarà più evoluto rispetto all’attuale tecnologia di Taiwan.
Dopo gli scivoloni dell’ultimo decennio (qualcuno si ricorderà della difficoltà a portare sul mercato il processo produttivo a 10 nm), viene da dire che “tutto è bene quel che finisce bene”. Eppure, nonostante i successi tecnologici, le difficoltà finanziare della società hanno messo in seria discussione la sua capacità di continuare a innovare nel prossimo futuro, al punto che il nuovo CEO Lip-Bu Tan ha dichiarato che se Intel non troverà clienti interessati a produrre i propri chip nelle sue fonderie usando il prossimo nodo d’avanguardia, 14A, la società abbandonerà la corsa ai nodi di ultima generazione.
Il messaggio è dunque chiaro: Intel non si accollerà più la responsabilità di produrre nuovi nodi all’avanguardia per il suo esclusivo uso interno, ma vuole lavorare con dei partner per rendere sostenibili le sue fonderie. D’altra parte, l’interesse ci sarebbe anche: è del mese scorso, per esempio, la dichiarazione del CEO di Qualcomm, Cristiano Amon, stando alla quale la sua azienda sarebbe interessata a lavorare con Intel per la produzione dei propri chip, sebbene allo stato attuale non ritenga questa una strada percorribile per una serie di ragioni. E secondo le ultime indiscrezioni, anche Apple avrebbe iniziato a dialogare sull’argomento, nonostante sia il primo partner di TSMC e si sia assicurata la precedenza assoluta nell’accesso alla capacità produttiva della fonderia taiwanese per il nodo a 2 nm.
Eppure, l’interesse senza azioni concrete non è sufficiente. Ed è per questo che il precedente CEO di Intel, Pat Gelsinger, aveva deciso di scommettere l’azienda sulla produzione di chip per clienti terzi, rendendo i nuovi nodi avanzati così affidabili e appetibili da poter attirare anche i clienti storici di TSMC; mentre oggi il nodo 14A non è ancora considerato soddisfacente dall’industria per rimpiazzare TSMC. Se consideriamo poi i rallentamenti nella costruzione di nuove fonderie negli Stati Uniti e l’uscita di molte figure chiave dall’azienda, si delinea un quadro in cui c’è ancora la speranza di un cambio di direzione, ma che nel complesso non appare particolarmente roseo.
Un vero peccato, perché Intel è un gioello americano che ha scritto la storia dell’informatica, e che soprattutto alla luce delle crescenti tensioni geopolitiche pare possa diventare sempre più un asset strategico per gli USA e una garanzia per i produttori di chip americani come Apple, Nvidia, AMD e Qualcomm, giusto per citare i più famosi, che non avendo proprie fonderie si rivolgono a TSMC per soddisfare il proprio bisogno di “silicio”, come giustamente ha fatto notare il rinomato analista Ben Bajarin. A tal proposito vale la pena riprendere proprio l’espressione usata da Bajarin, che ha paragonato Intel a una polizza assicurativa, di cui “non hai bisogno, finché ne hai bisogno”.
Eppure Intel ha molto più potenziale di una polizza assicurativa: non solo è l’unico produttore al mondo oltre a Samsung in grado di contendersi il primato tecnologico con TSMC, ma ha anche dimostrato di poter portare vera innovazione nel suo campo: solo per fare qualche esempio, negli ultimi anni ha detto la sua nel packaging grazie alla sua tecnica chiamata Foveros, è all’avanguardia nella progettazione e fabbricazione dei substrati in vetro, e con Power Via è vicina all’obiettivo di realizzare chip con l’alimentazione proveniente dal retro.
Insomma, nessuno vorrebbe mai fare a meno di Intel, e negli ultimi mesi ne abbiamo avuto due prove concrete: prima l’investimento del governo americano e poi la joint venture con Nvidia per la realizzazione di un SoC X86 con grafica RTX. Un sostegno tangibile e una reale volontà di collaborare per spingere oltre la tecnologia del futuro.