E se Apple facesse una GPU per il Mac Pro M5?
Apple a Ottobre dovrebbe iniziare a introdurre i primi Mac con SoC M5, ma il Mac Pro resta ancora una volta il grande assente. Eppure un vero Mac Pro, potente e modulare, sarebbe il tassello mancante di una lineup altrimenti completa e coerente.
Se ultimamente avete seguito le indiscrezioni sulle uscite di nuovi prodotti Apple previsti per la fine di quest’anno, vi sarete forse accorti del grande assente nella lista degli invitati, il Mac Pro. Per Apple quella di abbandonare il Mac Pro al suo destino è a questo punto una tradizione, iniziata con il modello a forma di cestino del 2013, mai aggiornato fino alla sua sostituzione con un nuovo modello dal design più convenzionale alla fine del 2019. Questo design è poi stato riutilizzato tale e quale per il passaggio ad Apple Silicon di questo prodotto, avvenuto nel 2023, con un anno di ritardo sulla tabella di marcia, e con un’implementazione poco utile: se il modello Intel era una workstation di alto livello, il modello 2023 aveva - ed ha tuttora (sic!) – lo stesso chip M2 Ultra del Mac Studio dello stesso anno, con la sola differenza di avere un cabinet in grado di ospitare schede di espansione, che, ahimè, non possono essere GPU. Un problema questo a cui avevo già dedicato un articolo in passato, e che mi sembra giusto riprendere alla luce delle indiscrezioni secondo cui Apple dovrebbe iniziare già entro la fine dell’anno ad aggiornare i Mac alla nuova famiglia di SoC M5.
Il Mac Pro, così com’è, è un prodotto vecchio e nato male già in partenza, perciò che venga aggiornato oppure dismesso, così è inutile. Ed è comprensibile che Apple non lo ritenga una priorità: i numeri delle vendite non sono noti, ma è lecito aspettarsi che siano piuttosto bassi; d’altra parte il pubblico storico del Mac Pro si è già in larga parte spostato verso il Mac Studio, che è abbastanza potente da soddisfare le esigenze della maggior parte dei creativi. E, se vogliamo essere del tutto obiettivi, già il modello 2019 era una macchina per pochissimi, mentre molti professionisti creativi, anche quelli particolarmente esigenti, già usavano tranquillamente gli iMac di fascia alta. Un Mac Pro con lo stesso chip di un Mac Studio è una macchina ancora più di nicchia, perché non aggiungendo potenza non si può considerare una workstation di alto livello, e porta l’espandibilità come unico beneficio rispetto allo Studio, che comunque, con l’arrivo delle porte Thunderbolt 5, ha compiuto un balzo in avanti notevole in termini di espandibilità.
Quindi sì, sarebbe opportuno aggiornare la “grattugia”, ma non certo con lo stesso SoC di un piccolo cubetto che sta sotto al monitor. Nel mondo Windows le workstation più potenti montano i migliori processori Xeon di Intel o Epyc di AMD, con rispettivamente un massimo di 128 e 192 core, oltre a diverse GPU Nvidia RTX Pro che lavorando in parallelo permettono di raggiungere prestazioni mostruose. Insomma, si tratta di sistemi fuori scala se confrontati anche con l’attuale SoC più potente di Apple, M3 Ultra, che al più può competere con le soluzioni consumer di fascia alta.
Quello che serve veramente è un sistema più modulare: da qui l’idea - forse in parte azzardata, perché non sono in grado di dire se sia fattibile - di una GPU progettata direttamente da Apple per il Mac Pro. Un eventuale M5 Ultra abbinato a diverse “schede grafiche” costruite con i nuovi core GPU di Apple che hanno debuttato sull’A19 Pro dell’iPhone, potrebbe essere un mostro per i calcoli paralleli, grafica ray tracing, mesh shading e ora anche per l’IA grazie a quelli che Apple chiama “acceleratori neurali”, ma che in realtà non sono altro che tensor, in pieno stile Nvidia. L’ipotesi ancora più estrema, ma non così impensabile, sarebbe quella di un Mac Pro ancora più modulare, in cui poter aggiungere un numero variabile di schede complete, dotate di CPU, GPU e memoria unificata, in grado di lavorare sempre in parallelo, magari anche con un protocollo di interconnessione proprietario in grado di farle lavorare quasi come se fossero un unico sistema.
Un prodotto del genere sarebbe un’eccellente alternativa alle migliori workstation Windows: sarebbe certamente meno compatibile, ma avrebbe dalla sua una maggiore silenziosità, che in certi contesti fa la differenza tra poter tenere la macchina in studio piuttosto che in una stanza separata, e consumi molto più bassi. Se da un lato è vero che ci sono ambiti di utilizzo di una workstation in cui la combinazione Windows, x86 e Nvidia è fondamentale, perché è diventata negli anni un riferimento, oltre che uno standard di fatto, bisogna anche considerare che ci sono settori dove, nonostante l’assenza di una vera workstation nel listino Apple, tutt’oggi il Mac la fa da padrone, e una macchina totalmente modulare e ad alte prestazioni è il pezzo mancante di un puzzle altrimenti completo e coerente.