Con iPadOS 26 Apple ha fatto una mossa da produttore Android
Dopo cinque anni di tentativi falliti e passi falsi, Apple con l’ultima versione del sistema operativo dedicato all’iPad, iPadOS 26, ha fatto qualcosa contro la sua natura: ha lasciato all’utente la possibilità di decidere se vuole avere un’esperienza più potente ma meno raffinata. Una direzione insolita, che ricorda le scelte che si prendono sovente nel mondo Android.
Inizio questo articolo scusandomi per la mia lunga assenza, pur con il proposito di essere un poco più presente guardando al futuro.
Riprendiamo dunque la serie di articoli che avevo pubblicato in primavera sui sistemi operativi con un breve pezzo dal titolo forse un tantino provocatorio, ma certamente non casuale e che non deve affatto essere letto con un’accezione negativa. Già, perché Apple avrebbe fatto una mossa, con iPadOS 26, che ricorda il modo di fare dei produttori Android? Se ricordate la storia recente del sistema operativo dell’iPad, c’è da mettersi le mani nei capelli per la quantità di cambiamenti improvvisi e di marce indietro che sono state fatte a partire dal 2019, quando per la prima volta debuttò su iPad un sistema operativo dedicato al posto del classico iOS. L’idea all’epoca era che l’iPad è molto di più di un iPhone con uno schermo grande, e pertanto serviva un sistema più avanzato per la gestione del multitasking, delle finestre multiple e dei processi in background, oltre che delle periferiche e degli schermi esterni.
La presentazione della prima release di iPadOS alla WWDC 2019
Più facile a dirsi che a farsi, penserà qualcuno. I tentativi iniziali di rendere l’iPad più potente e versatile sono stati alquanto timidi, pur rappresentando un passo nella giusta direzione: senza dilungarci qui a raccontare gli ultimi cinque anni di evoluzione del sistema, è sufficiente ricordarsi che Apple in questo lasso di tempo ha aggiunto una miriade di funzioni e di piccoli cambiamenti incrementali per rendere l’iPad più potente e per certi versi più simile a un Mac, pur mantenendo intatta la sua identità. Il più notevole di questi cambiamenti è stato l’introduzione di Stage Manager, che per la prima volta ha portato una gestione delle applicazioni in finestra su iPad, pur però mantenendo limiti enormi e aggiungendo un livello di complessità che ha finora dissuaso molti utenti da sfruttare questa modalità.
E quindi, dopo aggiunte su aggiunte e revisioni su revisioni, con iPadOS 26 Apple ha ridisegnato, per l’ennesima volta (sic!) la gestione del multitasking e delle finestre su iPad, rimuovendo la maggior parte dei vincoli delle precedenti iterazioni; al che molti utenti hanno cantato vittoria per essere stati finalmente ascoltati.
Un assaggio del multitasking ridisegnato di iPadOS 26 alla WWDC 2025
Eppure, ad uno sguardo più approfondito, le novità portate da Apple paiono bizzarre e insolite per l’azienda che da sempre dichiara di voler confezionare un’esperienza raffinata e controllata per l’utente: il fatto che sia possibile per l’utente scegliere nelle impostazioni quale modalità di utilizzo usare, se quella classica, Stage Manager, o la nuova modalità completamente a finestre in stile macOS, è qualcosa che da Apple era difficile aspettarsi e che segna un cambiamento profondo nell’approccio della casa con il mercato e con i suoi utenti. E non è un cambiamento da vedere in modo negativo - vi avevo avvertiti che il titolo non andava letto con accezione negativa! – è semplicemente strano. Ma, oltre che strano, è un approccio che ricorda molto - e qui veniamo al titolo iniziale - quello dei produttori Android: dare agli utenti ciò che vogliono, lasciare scelta e possibilità di personalizzazione, in modo da avere dispositivi più potenti e più versatili, a scapito però talvolta della facilità d’uso e della raffinatezza dell’esperienza.
Quella di cui abbiamo parlato sopra è una scelta, ma è una scelta difficile, e bisogna essere molto attenti nel soppesare i pro e i contro di ogni elemento: se in casa Apple negli ultimi anni l’ago della bilancia ha continuato a pendere comunque dalla parte della raffinatezza e della semplicità, quest’anno chi ha disegnato il software ha provato a tenere l’ago al centro, lasciando all’utente finale la scenta dell’esperienza che più si adatta alle proprie necessità, anche se questo significa avere un prodotto che può cambiare completamente identità a seconda dell’impostazione prescelta.
In un certo senso è come se i designer avessero gettato la spugna: dopo aver provato per anni a combinare potenza e semplicità, l’impressione è che con l’ultima release di iPadOS ci abbiano rinunciato, lasciando disponibili a piacimento entrambe le visioni possibili per l’iPad, quella della semplicità e quella della potenza: hanno scelto di non scegliere, passando la palla all’utente.
Ed è stata, a mio avviso, una decisione molto razionale e allo stesso tempo un saggio di umiltà: se nessuno è riuscito finora a “trovare la quadra” per rendere veramente funzionali i tablet-pc, forse è meglio lasciare da parte la presunzione di voler essere i primi a farcela, per fornire invece un prodotto, magari meno raffinato, ma certamente più funzionale e utile a chi lo deve usare.